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26/09/2018 - EVASIONE DELL’IVA: ITALIA SEMPRE IN TESTA NELL’AREA UE

“Instillare nei giovani la cultura della legalità e dare il giusto risalto a concetti come bene comune, collettività e dovere civico –è quanto afferma la Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia- è a nostro avviso di vitale importanza, per dare un contributo concreto e di lunga durata al Paese. L’idea che ogni singolo cittadino sia una parte attiva e di valore dello Stato rappresenta il punto di partenza imprescindibile per far sì che chiunque si possa sentire parte attiva della vita comune, e per far sì che tutti possano guardare alle istituzioni e alla legge come a qualcosa di prezioso da custodire e non come a nemici da combattere. Ovviamente –aggiunge la Dott.ssa Sergio- per combattere l’illegalità e i fenomeni ad essa correlati, come ad esempio l’evasione fiscale, che continua ad avere un peso drammaticamente enorme nella vita del Paese, occorrono anche interventi istituzionali e riforme capaci di scardinare questa idea, attraverso una maggiore attenzione alle esigenze e alle difficoltà reali dei cittadini stessi”.

L’evasione fiscale è un problema ancora particolarmente attivo che segna in maniera importante la salute precaria delle casse dello Stato. Come se ne servisse la prova, i dati che arrivano dagli ultimi studi in materia e che fanno riferimento all’anno 2016 confermano un trend negativo che si fa tremendamente fatica a invertire e che continua a danneggiare pesantemente la nostra economia. Nell’area dei Paesi facenti parte dell’Unione Europea, l’Italia resta in cima alla graduatoria per quel che concerne l’evasione dell’Iva in valore nominale, con perdite che sfiorano i 36 miliardi di euro; per quel che concerne invece il divario fra gettito previsto e gettito effettivamente riscosso, invece, col nostro 25,9% ci piazziamo in terza posizione, alle spalle di Romania e Grecia, nazioni che fanno peggio di noi con rispettivamente il 35,9% e il 29,2%. A delineare questo quadro, che rimane per noi a dir poco preoccupante, è il rapporto annuale sull’Iva della Commissione UE.

Soffermandosi con attenzione sui dati, ci si accorge che la situazione italiana in realtà è lievemente migliorata negli anni, passando dal 29% del 2012 al 26% del 2016. Allargando il discorso all’area UE, si registra una perdita di introiti sull'Iva per 147,1 miliardi di euro, in calo di 10,5 miliardi rispetto all'anno precedente con una riduzione del gap dello 0,9%, scendendo al 12,3% dal 13,2%. Per quel che concerne divario dell'Iva, è diminuito in 22 Stati membri, con i migliori risultati ottenuti da Bulgaria, Lettonia, Cipro e Paesi Bassi, in ciascuno dei quali si nota un calo di oltre 5 punti percentuali. Anche l'Italia, come detto, ha fatto segnare un calo, seppur limitato allo 0,23%. Non tutti gli Stati membri però hanno migliorato la propria situazione in merito: Romania, Finlandia, Regno Unito, Irlanda, Estonia e Francia, infatti, hanno visto crescere tale divario. Anche a livello europeo, davanti a dati ancora molto preoccupanti, viene ripetuto che soltanto per mezzo di una riforma dell’Iva, peraltro già proposta da tempo, sarà possibile raggiungere l’obiettivo di un miglioramento sostanziale e significativo.

“I numeri e i dati forniti da autorevoli studi –sostiene la Dott.ssa Maria Emilda Sergio- devono sempre fornire spunti interessanti per riflessioni serie e lucide; in questo caso poi il tema è particolarmente delicato, tanto a livello europeo che in riferimento alla situazione nazionale. Siamo più che mai convinti della necessità di una significativa riforma fiscale nel nostro Paese, che deve sicuramente andare di pari passo con una lotta sempre più serrata ai fenomeni di evasione fiscale. Trasformare il Fisco in una realtà più attenta alla vita delle persone –conclude l’Amministratore Unico del Caf Italia- e quindi basato sulla trasparenza, su una minore complessità e sul concetto di equità, potrebbe essere un segnale importante per i contribuenti e un primo passo notevole nella direzione della ripresa economica”.