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28/05/2018 - STABILE ORGANIZZAZIONE NECESSARIA PERCHÉ UNA SOCIETÀ ESTERA PAGHI LE TASSE IN ITALIA

Il pagamento delle tasse in Italia per una società straniera non è affatto scontato a norma di legge, neanche nel caso in cui tale società abbia nel nostro Paese una sede direzionale. Questo quanto emerge da una recente sentenza emessa dalla Corte di Cassazione, la n. 12237 dl 18 maggio 2018, con la quale la Corte ha provveduto a respingere un ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate. A far scattare l’accertamento dell’Agenzia il fatto che un’impresa francese avesse una sede in Italia, sede in cui avevano luogo delle riunioni manageriali e che, di conseguenza, poteva a tutti gli effetti essere considerata una sede direzionale: ciò aveva per l’appunto spinto l’Agenzia a muoversi, ma poi i primi stop a tale iniziativa erano giunti dalla Commissione tributaria provinciale e dalla Commissione tributaria regionale. A motivare tale comportamento dei giudici l’assenza di un concetto fondamentale nella vicenda, ossia quello di stabile organizzazione. In materia di Iva, per la definizione di «stabile organizzazione» occorre riportarsi ai concetto di «centro di attività stabile», cui fa riferimento la sesta direttiva, n. 77/388/CEE, art. 9, comma 1, come interpretata dalla giurisprudenza della Corte di giustizia. Secondo il consolidato orientamento della Corte di giustizia, «per poter essere considerato un centro di attività cui si riferiscono le cessioni di beni o le prestazioni di servizi di un soggetto passivo, è necessario che tale centro di attività presenti un grado sufficiente di stabilità e una struttura idonea, sul piano del corredo umano e tecnico, a rendere possibili in modo autonomo le operazioni di cui trattasi. Al contrario, non costituisce un centro di attività stabile un'installazione fissa utilizzata al solo fine di effettuare, per conto dell'impresa, attività di carattere preparatorio o ausiliario quali l'assunzione del personale o l'acquisto dei mezzi tecnici necessari allo svolgimento delle attività dell'impresa». La Corte di Cassazione, dal canto suo, ha reso quindi definitivo il verdetto respingendo il ricorso delle Entrate.