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31/08/2017 - CORTE DEI CONTI: CROLLO DEGLI ACCERTAMENTI FISCALI SU SEGNALAZIONE DEI COMUNI NEL PERIODO 2012-2016

“La lotta ai fenomeni di evasione ed elusione fiscale rappresenta indubbiamente una delle urgenze più impellenti per il nostro Paese –è il pensiero della Dott.ssa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia- ed è assolutamente doveroso che ogni singolo attore della vita economica italiana dia il proprio contributo per consentire il raggiungimento di risultati significativi in merito. È però innegabile il fatto che il processo di contrasto a fenomeni fortemente dannosi per la salute dei conti pubblici non possa essere condotta in maniera efficace senza un piano strutturato e un’organizzazione precisa ed efficiente –sottolinea la Dott.ssa Sergio- poiché si tratta di affrontare delle realtà purtroppo ben radicate nella mentalità nostrana, diffuse da decenni e, ahimè, considerate quasi normali di fronte alla pressione fiscale, spesso realmente insostenibile, a cui sono sottoposti aziende e contribuenti. Come detto in numerose altre circostanze, questa lotta dovrebbe essere condotta, a nostro avviso, su due direttive parallele: la prima, quella dei controlli serrati e della collaborazione fra enti e istituzioni; la seconda, non meno importante, sul raggiungimento di un livello di equità e di giustizia in materia fiscale, mediante l’alleggerimento del peso di tasse e imposte e con la diffusione di una cultura del rispetto delle regole autentica e fatta propria dai cittadini”.

Il tema sempre caldo della lotta all’evasione fiscale torna di attualità in questi ultimi giorni, alla luce di quanto segnalato dalla Corte di Conti in una specifica relazione: dal documento, infatti, è emerso come gli accertamenti fiscali portati a termine dall’ente preposto, ossia l’Agenzia delle Entrate, a seguito di segnalazioni dei Comuni, siano praticamente precipitate nell’arco di un lustro. In particolare, nel quinquennio che comprende il periodo 2012-2016, si è arrivati da 3.455 accertamenti condotti nel 2012 dopo segnalazione degli enti locali, alle 1.156 verifiche realizzate nel 2016, sempre dopo la segnalazione dei Comuni: in pratica, traducendo in termini percentuali, nei cinque anni in questione si è registrato un calo vertiginoso, pari al 66,5%, degli accertamenti nati da input degli enti locali e portati a compimento dalle Entrate.

Quanto viene fuori dal Giudizio di parificazione sul rendiconto dello Stato per l'esercizio finanziario 2016, redatto dalla Corte dei Conti e presentato al Parlamento, è indubbiamente interessante e merita un’analisi approfondita, quantomeno per cercare di comprendere le ragioni alla base di questo significativo crollo di segnalazioni da parte degli enti comunali. Eppure, per potenziare l'azione di contrasto all'evasione fiscale, il Decreto Legge 203/2005 (convertito e modificato dalla Legge 248/2005) ha introdotto nell'ordinamento tributario la partecipazione incentivata dei Comuni all'accertamento dei tributi erariali con il riconoscimento di una quota pari al 30% delle maggiori somme relative a tributi statali riscosse a titolo definitivo. La percentuale, però, è stata poi elevata prima al 50% col Decreto Legislativo 23/2011 e poi al 100% dal Decreto Legge 138/2011. Ciononostante, nella relazione della Corte dei Conti, si leggono conclusioni in netto contrasto con l’obiettivo prefissato, ossia la collaborazione piena, intensa e diffusa dei Comuni: scorrendo il testo, infatti, ci si accorge che secondo la Corte “l'apporto dei Comuni all'attività di accertamento dell'Agenzia delle Entrate è marginale e disomogeneo sul piano territoriale”. E il fenomeno descritto non si limita a dati negativi verificatisi in un singolo anno, ma racconta di una vera e propria tendenza, costante lungo un arco temporale di cinque anni e con risultati molto significativi, che si traducono, come detto, in una diminuzione di segnalazioni che supera il 66%.

“Come per tutti gli studi condotti con serietà e precisione –aggiunge l’Amministratore Unico del Caf Italia- anche in questo caso bisogna leggere i dati e, soprattutto, interpretarli senza fretta e pregiudizi. I numeri parlano chiaro, ma per capire fino in fondo quali sono le cause di questo fenomeno occorre prendere nota di tutti i fattori in gioco. Ad esempio, nelle interviste a seguito della comunicazione dei dati raccolti, diverse voci hanno posto l’accento sul fatto che in molti casi i Comuni non sono molto propensi a impiegare risorse in attività non sempre in grado di fornire risultati, e per di più sicuramente dispendiose; altri fanno notare addirittura il verificarsi di intimidazioni ai funzionari chiamati a svolgere questo delicato compito. Insomma –conclude la Dott.ssa Sergio- è assolutamente necessario analizzare ogni aspetto rilevante della questione, per poterla capire a fondo. Ad ogni modo, ripetiamo di nuovo che un processo fondamentale come il contrasto all’evasione fiscale va condotto mediante l’utilizzo dei controlli sul territorio e per mezzo dei sistemi informatici a disposizione, ma che sia altresì necessario diffondere la cultura del rispetto delle regole e aiutare la diffusione di questa cultura, consentendo ai contribuenti di pensare alle tasse e alle imposte come a qualcosa di necessario, seppur gravoso, ma sopportabile ed equo: una pressione fiscale insostenibile, e per di più percepita come profondamente ingiusta e iniqua, sicuramente, non è di aiuto in questo senso”.