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01/04/2021 - EVASIONE FISCALE, UNA QUESTIONE ANCHE CULTURALE

"Quando si parla di fenomeni diffusi e altamente penalizzanti per la collettività, come ad esempio l'evasione e l'elusione fiscale - afferma la Dottoressa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia - si prendono in considerazione tanti elementi, quali ad esempio un Fisco non sempre equo e sicuramente farraginoso, un mondo del lavoro costantemente in apnea e una qualità dei servizi al cittadino raramente percepita come adeguata rispetto all'onerosità di tasse e imposte, unitamente a un'azione di controllo non sempre adeguatamente efficace da parte dello Stato. Tutti questi fattori - continua l'Amministratore Unico del Caf Italia - racchiudono indubbiamente elementi di verità, ma reputiamo che ci sia anche dell'altro e che occorra tener conto pure di ulteriori voci se si vuole condurre un'analisi più completa. E tra i fattori di cui tener conto c'è anche la maniera in cui i cittadini-contribuenti percepiscono il proprio rapporto col Fisco: l'aspetto culturale, a nostro avviso, è infatti di grande importanza".

Analizzare un fenomeno radicato e di così grande impatto sul sistema economico, lavorativo e fiscale del nostro Paese anche da una prospettiva culturale significa voler approfondire un tema di grande rilevanza ponendo la dovuta attenzione ad aspetti che meritano una certa considerazione. Significa quindi voler addentrarsi anche sulle motivazioni non immediatamente di carattere pratico che spingono i cittadini a compiere un atto che viola la legge e che penalizza la collettività. La prima riflessione da fare è che per molto tempo, e in parte ancora oggi, molte persone si concentrano sul beneficio individuale di sottrarsi parzialmente agli oneri fiscali trascurando il danno fatto alle casse pubbliche e, di conseguenza, anche a se stessi. Questa mancanza di consapevolezza viene evidenziata in uno studio condotto dalla Banca d'Italia, dove emerge come la propensione all'evasione fiscale risulta essere più alta presso capifamiglia con livelli di istruzione più bassi e famiglie con redditi mediamente inferiori, nonché tra i residenti del Sud e delle Isole oltre che, in genere, tra le persone più anziane.

I fattori da considerare però sono tanti, specialmente se si prende in considerazione il periodo che comprende gli ultimi 10-15 anni: in tale arco temporaneo, infatti, se da un lato è notevolmente cresciuta la sensibilizzazione verso un problema precedentemente sottovalutato o comunque considerato meno dannoso di tanti altri, dall'altro lato la grave recessione economica e le trasformazioni intervenute nel mondo del lavoro, con l'esplosione della precarietà e il proliferare del fenomeno delle Partite Iva (soprattutto quelle false) hanno generato situazioni complicate, gestire in maniera non adeguata a livello di controlli e di regolamentazione, facendo altresì venir meno una serie di diritti e di sicurezze per i lavoratori. La sfida oggi sembra dover seguire una direzione precisa: oltre a mettere in piedi un sistema efficace di controllo, i diversi Paesi dovrebbero, come peraltro indicato anche dall'Ocse, adottare misure capaci di favorire l'adempimento volontario degli obblighi fiscali da parte dei contribuenti, concentrandosi dunque su aspetti culturali e sulla comunicazione.

"L'importanza di avere a disposizione strumenti deterrenti contro determinati fenomeni è fuor di dubbio - sostiene la Dottoressa Maria Emilda Sergio, Amministratore Unico del Caf Italia - ma è altrettanto chiaro che l'unica soluzione possibile non può essere quella di punire chi evade il Fisco o utilizzare lo strumento della paura. L'educazione fiscale è a nostro avviso qualcosa di più efficace, perché abituare i cittadini sin da piccoli all'importanza di rispettare le regole in generale, incluse quelle del Fisco, porterebbe ottimi risultati. I cittadini hanno innanzitutto il diritto di comprendere appieno le dinamiche che regolano il sistema fiscale, sistema per troppo tempo e ancora in parte oggi, considerato come incomprensibile, ostile, cinico. Un Fisco trasparente - conclude l'amministratore Unico del Caf Italia - ma anche comprensibile, equo e sostenibile smetterebbe di avere un volto arcigno per milioni di persone e potrebbe iniziare a essere concepito come uno strumento dello Stato è, quindi, uno strumento dei cittadini stessi".