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09/09/2019 - CONTROLLO SUI CONTANTI, SECONDO LA GDF NON SERVONO ALLARMISMI

Negli ultimi anni si sono notevolmente intensificate le attività di controllo sulle realtà economiche e patrimoniali dei cittadini, tanto in Italia quanto nel più vasto spazio dell’Unione Europea: gli strumenti a disposizione delle autorità si sono considerevolmente rafforzati e raffinati, soprattutto a seguito della sempre più stretta collaborazione fra i diversi attori coinvolti. Tutto ciò, se da una parte ha indubbiamente incontrato il favore di chi vede (a ragione) nell’evasione e nell’elusione fiscale dei fenomeni che è assolutamente urgente combattere a tutto campo, dall’altra ha destato preoccupazioni importanti riguardo al tema della violazione della privacy e in generale riguardo alla sensazione per molti contribuenti di essere costantemente sotto la lente di ingrandimento, col rischio di finire tra gli insidiosi ingranaggi della burocrazia. A intervenire in merito all’argomento è stata di recente la Guardia di Finanza, affermando che le comunicazioni oggettive relative ai contanti non devono essere paragonate a una sorta di enorme “Grande fratello” e che gli invii dei dati operato dalle banche ha come solo scopo quello di ostacolare le attività di riciclaggio, purtroppo ancora parecchio diffuse su tutto il territorio nazionale. Secondo la GDF, “Si tratta di dati o informazioni che di per sé non rappresentano una operazione sospetta: al limite, possono essere valorizzate per arricchire le informazioni sul conto dei nominativi già oggetto di una segnalazione di operazioni sospette”.